Tra i tanti teatri della città il Bellini è oggi
ritenuto dai napoletani, il più bello. Vale quindi la pena di
recarvisi per assistere ad uno spettacolo dei tanti che animano da
qualche anno la sua vita. Non fosse altro che per ammirare l'armonia
e la ricchezza della sala. Il sipario di scena raffigurante lo
scoglio delle sirene era stato dipinto da Pasquale Di Criscito e
Giovanni Ponticelli, il soffitto, andato del tutto perduto,
raffigurava una sorta di apoteosi di Vincenzo Bellini con gruppi di
puttini in un cielo aperto che reggevano gli stemmi di Napoli e di
Catania, fu decorato da Vincenzo Paliotti, che al giovanissimo
Vincenzo Migliaro si debbono il ritratto a olio di Bellini che fa
bella mostra di séretto da due figure alate al centro
dell'arcoscenico e le decorazioni floreali a tempera. Se qualcosa è
andato perso, molto si è salvato alle ingiurie del tempo anche
grazie agli accuratissimi restauri voluti nella operazione che ha
portato, nel 1988 alla riapertura del Teatro Bellini. Nel maggio del
1963, il Bellini sembrò definitivamente destinato a scomparire. Fu
poi Tato Russo che colse l'occasione per sottrarre il Bellini ad una
sicura distruzione, facendone la sede del suo teatro e della sua
compagnia. In poco più di un anno riuscì a riportare l'edificio
all'antico splendore e, con la messa in scena dell'Opera da tra
soldi di Bertolt Brecht, il Bellini fu ancora una volta un teatro.
Cartellone, programmi e biglietteria:
www.teatrobellini.it.
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